21 febbraio 2008

Perdo tempo scrivendo su un blog

Ne hanno parlato qualche giorno fa a Condor (ottima trasmissione dell'ottima radiodue) i due simpaticoni che potete trovare qui. Se vi va di approfondire (e di leggere in lingua inglese) allora: click me.

Sto parlando delle autobiografie in sei parole. L' idea di condensare una vita intera in sole sei parole sei, non solo mi intriga; la ritengo più che altro una sfida, considerata la mia abbastanza evidente tendenza alla prolissità.

Se attuare questa estrema sintesi vi appare come una missione impossibile o, peggio ancora, una banalizzazione della complessità e dell'intensità che caratterizzano ogni vita, vi invito a leggere il titolo del libro la cui copertina trovate qui accanto (e che potete acquistare su amazon, naturalmente):

Non proprio ciò che avevo pianificato (scuse anticipate per la libera traduzione).

Non ancora convinti? allora beccatevi queste di due radioascoltatori di Condor:

Vulva dentata mi mangiò il talento. (Emanuele)

Ecco che vado. Ecco che resto. (Kumquat)

Insomma, se vi va di giocare a questo gioco, non esitate a lasciare le vostre memorie in sei parole come commento.

Ah, dimenticavo le mie, di sei parole (ai più accorti non sarà sfuggito il titolo del post, comunque):

C'è da vivere? Aspetterò domani.

oppure:

Trent'anni interi tra numeri reali.

E infine:

Continuo a cercarmi dove non sono.



6 febbraio 2008

Super Tuesday


A dispetto del roboante titolo, non parlerò qui dell'appassionante lotta tra Hillary Clinton e Barack Obama (al quale, nella sua più totale e giustificata indifferenza, va il mio personalissimo endorsment e del quale conto di parlare più diffusamente in seguito) nelle primarie del partito democratico statunitense; ma di qualcosa di decisamente più provinciale; oserei dire cittadino.

Ieri 5 Febbraio, uno sparuto manipolo di eroi, armati soltanto del loro ritmo circadiano, di un alto livello di adenosina e di un materasso più o meno piumonato, è stato vilmente attaccato dall'inarrestabile e spietato esercito dei fedeli di S. Agata.
Lo scontro ha raggiunto il suo culmine intorno alle 03.30 a.m ora locale, quando l'esercito "Agatino" ha bombardato con disumana ferocia Piazza Cavour, trucidando centinaia e centinaia di ore di sonno innocenti.
Ormai vittorioso, il contingente dei devoti ha continuato a maramaldeggiare per le strade, uccidendo le poche possibilità di dormire superstiti, fino alle ore 10 di questa mattina, quando il loro crisoelefantino generale è rientrato nel suo bunker.
Adesso la pace sembra essere tornata. Ma siamo sicuri che non durerà più di un anno.
Dall'inviato Abulafia1 a Catania è tutto.

3 febbraio 2008

Desperate dazzling angels with B minor wings

Sì, la lotta alle case discografiche orcomorfe e avide.

Sì, l'affermazione implicita che un album in formato digitale ha talmente poco valore da poter lasciare che siano gli acquirenti a deciderlo.

Sì, quanto sono avanti questi cazzo di Radiohead, evviva la retequantoilmondoampia (www) e fuck the system.

Ma del disco ne vogliamo parlare? Queste dieci nuove (beh, quasi tutte nuove) emanazioni di Yorke & soci (giusto per completezza i soci hanno un nome, un cognome e tanto tanto talento per cui mi sembra doveroso citarli: Colin Greenwood al basso, Phil Selway alla batteria, Ed O' Brien e Jonny Greenwood che sono partiti dalla chitarra e mo' suonano qualunque cosa passi loro a meno di 50 cm; piu' Nigel Godrich alla produzione e Stanley Donwood che si occupa dell'artwork, ormai parte integrante del gruppo) meritano l'ascolto o no?

A questo punto mi verrebbe da chiedervi: il disco e' uscito da cinque mesi e aspettate che lo dica io, se è bello o meno?
Resistete alla voglia di mandarmi a cagare e ribattere che anche io allora sono in ritardo nel parlarne; non solo perché, stronzo come sono, potrei obiettare che nel mio fottutissimo blog parlo di quel che strafottutamente voglio e quando voglio io, Cristo! (sì, i testi li scrivo insieme a Tarantino) ma per un altro motivo, decisamente più semplice e di sicuro facilmente condivisibile.

Oggi - anzi ieri, data l'ora tarda in cui scrivo - mi trovavo all'esterno di questa clinica, che però nel nome non ha la parola clinica ma villa, e un ingresso che sembra una hall d'albergo con tanto di portiere (non proprio scortese, ma comunque molto attento nel lasciar trasparire dal suo sguardo la disapprovazione per la tua totale inadeguatezza al posto in particolare e, in fondo in fondo, alla società in generale); ed ero lì, aspettando che uscisse, dopo 33 giorni di odissea (a lieto fine) nella sanità, il padre della mia ragazza.
Dunque eccomi a condurre il mio corpo in attesa su e giù per questa strada adiacente l'ingresso con porta automatica: il prato in manutenzione sotto di me, il cielo terso e accecante della primavera sopra di me (ma siamo a Febbraio) e gli arcobaleni dei Radiohead dentro di me (nei timpani, per l'esattezza).
Il disco inizia e giunge al termine. E inizia di nuovo e di nuovo finisce. Il cielo proprio non ce la fa più ad arginare il sole e in questo straripare persino il tizio con il tosaerba smette di far rumore.
E io, dopo cinque mesi di ascolto quasi ossessivo, ancora non ho smesso di stupirmi dell'arpeggio di chitarra che interrompe la sincope della batteria elettronica di 15 step e del cambio di ritmo in Bodysnatchers; dell'unisono tra voce e archi di Nude e della rugiada di note che cristallina scende in Weird Fishes/Arpeggi; del crescendo inarrestabile di All I need e della resurrezione dei Beatles in Faust Arp; dell'assurdo jazz di Reckoner e l'inatteso e imprevedibile pop di House of Cards; dei Radiohead vecchia maniera di Jigsaw falling into place e del ritmo "testamentario" di Videotape.
Insomma, se non l'avete scaricato quando potevate (e dovevate), adesso potete trovarlo distribuito dalla XL. Compratelo (e non su emule, vi conosco) e ringraziateli.

p.s.: Nonostante la distribuzione libera sul web, l'album è arrivato in testa alle classifiche UK; quindi: vittoria su tutta la linea.