27 febbraio 2010

My concerns have been confirmed



On the commute
I fade from view
What now is true
I am lost

I'm not full well
But I don't need help
My concerns have been confirmed
I am lost

On mountain high
I'll say goodbye
My concerns have been confirmed
I am lost

19 febbraio 2010

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Ne hai quasi fatto un vanto. Di questa convinzione - che fa tanto esistenzialismo - secondo cui, a tuo avviso, la sensazione tanto agognata che tutti chiamano felicità non esiste sei persino riuscito a risultare orgoglioso nelle discussioni con quei pochi sfortunati che le tue discussioni le reggono. L'hai definita un errore prospettico della memoria per la sua caratteristica di essere molto spesso identificata solo a posteriori - e come dovrebbe giovare a misere creature condannate a vivere il presente tutto questo? L'hai definita avversaria di Dio nella finale del Wimbledon delle illusioni - sono al quinto set, quello senza tie-break e andranno avanti per un bel po'. Per non parlare di tutte le volte che l'hai pragmaticamente definita una solenne cazzata - perché, in fin dei conti, sei uno taciturno e sprecare fiato su certi argomenti davvero non ti va. E' una teoria che hai usato come scudo per evitare alcune ferite ma non ti sei fatto scrupoli di brandirla a mo' di spada per procurarne. Poi, come ogni nemico che si rispetti, la felicità ti attacca all'improvviso e non dall'esterno vanificando levate di scudi e brandimenti di spade. Un'esplosione controllata di robustezza e pacificazione, una superficie sferica in espansione che oltrepassa i limiti del tuo corpo avvolgendo te e ciò che ti circonda in una bolla di apparente immobilità - immobile un cazzo, è che finalmente il tuo è un moto solidale con quello dell'Universo. Poi c'è il problema, ampiamente sperimentato quando eri un bambino soffiatore su pellicole di acqua e sapone, che le bolle scoppiano - brani di robustezza e pacificazione ovunque, ma rimetterli insieme non si può. Poi c'è il problema, ampiamente dibattuto da profeti e poeti, che accrescere il sapere accresce il dolore, e la conoscenza della felicità non fa eccezione. Poi c'è il problema, ampiamente esemplificato dalla visione in soli due giorni della quarta serie di Dexter, della tua ingordigia - e per la felicità niente streaming su megavideo. Poi c'è il problema, ampiamente e giustamente ignorato da tutti quelli che non sono te, che per l'ennesima volta una tua teoria si è rivelata palesemente errata come un bosone che obbedisca alla statistica di Fermi-Dirac, quindi hai proprio sbagliato mestiere.
Ti viene da pensare che la felicità sia un po' una merda. Ti viene da sperare che almeno Dio sia abbastanza furbo da non esistere.

1 febbraio 2010

Ccu tri ppalli

Cacciavite alla mano, GR è stato il primo a mostrarmi come si tolgono a un pc le mutande. E' stato il primo a dare a me (e, penso, a gran parte degli altri studenti assiepati nel laboratorio di Esperimentazioni di Fisica III in un'ora in cui anche le pizzerie a domicilio si rifiutavano di accettare ordinazioni) indicazioni fondamentali per orientarsi in quella strana anatomia fatta di schede madri, circuiti integrati, ram, hard disk, ventole dissipatrici e slot.

Le slot lunghe e nere si chiamano ISA. Quelle corte e bianche PCI. Lunghe e nere, corte e bianche. Come nella vita.


Non occorreva vedere la sua faccia nascosta tra cavi e cavetti dentro il case per sapere che stava sorridendo. Lui non aveva bisogno di guardare noi per sapere che non avremmo mai più dimenticato.

Le lezioni di GR erano così: divertenti e affollate e imprevedibili. Non c'era nulla di artificioso nella sua informalità. Siamo tutti abituati a pensare che le menti brillanti abbiano qualcosa in più rispetto alle altre. Ciò che non sempre riusciamo a percepire, però, è che quelle stesse menti hanno qualcosa in meno in termini di sovrastrutture e condizionamenti. GR era una mente brillante e in quanto tale era anticonformista non per scelta ma per natura. Chiamatela libertà. Chiamatela pure come cazzo volete ma questo suo modo di essere è stato uno dei suoi più importanti insegnamenti.

Non si risparmiava mai, GR. Durante la prima lezione, seduto sulla cattedra, ci mise dinanzi al dilemma di scegliere tra un corso che si sarebbe mosso sui rigidi binari del programma istituzionale o un corso in cui ci avrebbe parlato di tutto quello che poteva, approfondendo il più possibile, titillando la nostra curiosità e lasciando al nostro personale interesse il compito di sfruculiare alcuni argomenti invece che altri. Se non avessimo optato per la seconda soluzione io non avrei avuto alcuna nozione sulla programmazione, sulle simulazioni Monte Carlo, sui sistemi di acquisizione dati e su un sacco di altra roba per molto tempo a venire.

I ricordi legati a una persona che non c'è più, portano sempre con sé un alone di malinconia e commozione; la loro immaterialità sottolinea l'assenza facendo riaffiorare il dolore del distacco. Ma l'atto del ricordare è reso possibile da modificazioni fisiche delle connessioni sinaptiche, modificazioni che guidano concretamente il modo di agire quotidiano. Se la vita non è solo un insieme di attività biologiche coerenti ma la capacità di interagire con gli altri cambiandoli e venendone cambiati (chiamatela spiritualità. Chiamatela come cazzo volete), GR non è soltanto ricordato da centinaia e centinaia di persone; mastica vistosamente chewing-gum, distribuisce cozzate, poggia i piedi sulle scrivanie, trasmette passione e conoscenza, insomma vive centinaia e centinaia di altre vite tramite noi.

P.S. GR è anche l'unico Prof che mi ha fatto ripetere un esame nella mia carriera univeristaria. Dopo gli imbarazzanti tentativi di esame orale fatti da me e gli altri due ragazzi (che da lì in poi sarebbero diventati i miei due migliori amici) con cui avevo preparato la relazione sullo scattering di Rutherford ci chiamò e ci disse:

Carusi, i cosi giusti: a relazione è fatta ccu tri ppalli... ma si vi sturiate macari a materia e poi tunnati ie' megghiu.

A leggere le stronzate che ho scritto e a sapere il tempo che ci ho impiegato si sarebbe fatto delle grasse risate e mi avrebbe colpito forte dietro la nuca dicendo:
'A sempri teorico si'
Sì, Prof. Sempre teorico. Spero un po' migliore anche grazie a te.