11 aprile 2011

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C'è, nella sfacciata e inespugnabile impotenza di fronte al dolore delle persone che amiamo, nell'incapacità di riportare a galla un sorriso - un sorriso rotondo, non confinato entro i margini, carnosi o sottili, di due labbra che si distendono e dischiudono, non smentito dall'opacità dimessa di pupille che sfuggono il contatto visivo - dragando i fondali della sofferenza e del dubbio altrui con un buonumore volenteroso ma spuntato, nell'impossibilità di assumere su di sé il peso del compimento delle scelte, sempre travagliate e imponderabili nelle loro conseguenze, nell'irrealizzabilità del farsi carico almeno di quest'ultime, c'è, in tutto questo, una delle due cifre fondanti dell'essere umani - l'altra essendo il non riuscire a cacare in un cesso diverso dal proprio.