1 novembre 2006

l'elefante (senza farfalla)

E' in grado di farlo l'uomo, alcune scimmie e anche i delfini: e non ha nulla a che vedere con qualsivoglia scambio di fluidi corporei...
Perdete qualche secondo della vostra vita cercando una risposta, e poi seguite il link (nel titolo del post); e poi?
E poi vi ritroverete a leggere la triste storia di un elefante di nome Happy, costretta a guardarsi in uno specchio.
Mi e' capitato, a volte, di pensare a quanto dovesse essere bello, per un animale (diverso dall'uomo), non dover fare i conti con l'immagine di se' sputata fuori da uno specchio.
Ma a quanto pare, non c'è pace neanche per i nostri cari amici, quadrupedi o "pinne-muniti" o dai piedi prensili (e dai culi rossi) che siano!
Così può accadere che un brillante psicologo (di sicuro un luminare, nel suo campo) prenda un tranquillo pachiderma dello zoo (spero non di peso!) di New York, intento a fare tutto quello che i pachidermi di uno zoo fanno (che ne so:spruzzarsi l'acqua addosso con la proboscide; prendere in giro gli idioti che gli lanciano le noccioline; guardare Maria De Filippi...le solite cose, insomma) e lo metta di fronte ad uno specchio; con l'ovvio intento di ingenerare nell'animale qualche crisi d'identità.
E se davvero, come lo psicologo sostiene, l'elefante si e' riconosciuto, cosa avra' mai pensato?
Azzardiamo delle ipotesi: "Cazzo, ho le orecchie a sventola!"; "Certo che per quell'intervento di rinoplastica mi servirà un mutuo!" oppure "Mi immaginavo più grassa!".
Magari mi sbagliero', ma trovo tutta questa vicenda abbastanza simbolica: che il grado di complessità sociale possa essere giudicato attraverso il modo in cui ci si guarda allo specchio mi diverte e allo stesso tempo mi preoccupa.

E concluderei con le parole di Manlio Sgalambro:
"Quando non coincide più l'immagine che hai di te con quello che realmente sei, e incominci a detestare i processi meccanici e i tuoi comportamenti... E poi le pene che sorpassano la gioia di vivere coi dispiaceri che ci porta l'esistente, ti viene voglia di esplorare spazi sconosciuti, per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza".

P.S.: essendo il primo post, non mi pare corretto chiuderlo senza aver prima salutato.
Un grosso ciao a tutti i martiri della vita moderna, dunque, da Nelson Mandela a John Bobbit passando per Mike Tyson




Nessun commento:

Posta un commento