Aggiornamento: un pò di materiale per approfondire il tema del post su indymedia and references therein.
Salve a tutti.
Sento, intanto, il dovere di esprimere il mio dispiacere per l'essermi unito in ritardo alla discussione sulle azioni da intraprendere per mostrare il nostro dissenso rispetto a una riforma che, come dice bene la petizione che in questi giorni stiamo firmando on line, promette "di portare al collasso il sistema pubblico della ricerca e dell'università".
Gli impegni di queste ultime settimane per passare dallo status di dottorando a quello di precario vero e proprio (a questo si sono ridotte le nostre aspirazioni) mi hanno anche impedito di partecipare alle assemblee e quindi non ho ancora ben chiari i motivi che ci hanno fatto decidere di non scendere in piazza a manifestare come si sta facendo nel resto d'Italia ( manifestazioni) e optare per una raccolta di firme on line.
Cio' che però mi appare evidente è che in tal modo L'Universita' di Catania sembra essere una zona di immobilità in un Universo in subbuglio. Il rischio serio che la nostra iniziativa corre è quello di passare del tutto sotto silenzio.
E allora viene da chiedersi: qual è il confine tra il silenzio e l'assenso? Continuando ad agire così da quale parte di quel confine ci stiamo posizionando?
La mia risposta a queste domande è stata quella di inviare sia alla rubrica Netmonitor di Repubblica (che in questi giorni si sta occupando delle varie forme di protesta alla riforma; di seguito il link:Netmonitor) che al magazine online step1 (step1) la richiesta di pubblicare un link alla nostra petizione. Per raggiungere un minimo di visibilità in attesa che si passi a qualcosa di più concreto.
Convinto, come sono, che una protesta che non giunga alle orecchie del destinatario faccia lo stesso rumore di una mano sola che applaude: nessuno.
Saluti,
Luca Marotta.
nota: questa è la email da me inviata al gruppo dei non strutturati dell'Università di Catania chiedendo, spero non troppo velatamente, di scendere in piazza a manifestare contro la riforma della Pubblica Istruzione decisa da Tremonti e Brunetta ma che passerà alla storia come riforma Gelmini. Intanto sulla sinistra trovate il banner per firmare la petizione on line, legittima ma a mio avviso inefficace, di cui parlo nella email; se vi va cliccate e lasciate il vostro nome. Grazie a tutti, anticipatamente.
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