
"C'era una volta un tiranno", esordisce, con voce strozzata dallo sforzo, Carlo, maestro elementare, dopo aver attraversato la porta dell'aula, riuscendo a zittire tutti per la prima volta dall'inizio dell'anno scolastico; poggia il contenitore sulla cattedra e non può non registrare una punta di soddisfazione nel vedere gli sguardi interrogativi dei suoi alunni. Sorride e riparte, agitando le mani aperte al loro indirizzo come a dire: va tutto bene, non preoccupatevi.
"Un tiranno molto furbo e molto sospettoso di nome Gerone. Un giorno Gerone ordinò al miglior orafo della sua città di forgiare una corona d'oro da donare alle divinità per ringraziarle della prosperità del suo regno. Consegnò quindi un chilo d'oro all'artigiano dandogli un certo tempo per completare il lavoro. Trascorso questo tempo l'orefice consegnò la corona e il tiranno, diffidente come al suo solito, la fece pesare per assicurarsi che tutto l'oro fosse stato usato.
Nonostante il peso fosse quello giusto Gerone continuava a nutrire dei dubbi: e se l'orafo avesse tenuto per sé parte dell'oro sostituendolo con un metallo meno prezioso avendo cura di creare un oggetto del peso giusto?
Per rispondere a questa domanda il re convocò un grande scienziato, Archimede1.
- Archimede! - gli disse - io credo che colui che ha fabbricato questa corona stia cercando di derubarmi. Trova un modo per provare se essa sia d'oro puro o meno, senza però rovinarla in alcun modo perchè gli dei a cui l'ho donata potrebbero adirarsi.
Lo scienziato accettò la sfida e passò giorni, e notti, alla ricerca di una soluzione. Stava quasi per arrendersi quando, entrando in una vasca per farsi un bagno, si accorse che il livello dell'acqua saliva man mano che il suo corpo si immergeva. Allora si rese conto che un qualunque oggetto immerso in un liquido ne sposta una quantità che occupa il volume del corpo stesso; e visto che sostanze diverse, a parità di peso, occupano volumi diversi intuì che bastava immergere in un recipiente pieno d'acqua prima la corona e poi un chilo d'oro puro: se il volume di acqua traboccata fosse stato diverso, avrebbe dimostrato che l'orefice aveva cercato di rubare l'oro del sovrano. Per l'eccitazione uscì dalla vasca e si mise a correre completamente nudo per le strade della città gridando Eureka, che vuol dire ho trovato.
Così Archimede riuscì a risolvere l'enigma, Gerone ebbe soddisfazione e grazie a quell'intuizione noi abbiamo avuto le mongolfiere e sappiamo come fanno i surfisti a stare a galla2. Piaciuta la storiella?"
Qualche sbadiglio e molte mani che stropicciano gli occhi sono la risposta non inattesa.
"Ok, passiamo al piano B. Qualcuno vuole immergere qualcosa nel recipiente per vedere se il livello dell'acqua si alza?"
Solo qualche minuto dopo per la classe si aggiravano quindici furie intente a rincorrersi schizzarsi acqua l'un l'altra tra le proteste, non troppo convinte per la verità, di Carlo.
Ristabilita una parvenza d'ordine, dall'ultimo banco e ancora col fiatone, Adalgisa alza il braccio e, ad un suo cenno, gli chiede:
"Maestro, da dove veniva Amirchede?"
"Archimede, Adalgisa. Si chiamava Archimede"
"Da dove veniva Archideme?"
"Da Siracusa"
"E dov'è Siracusa?"
"In Sicilia, Adalgisa"
La bimba non ha altre domande. Pronuncia a parte, era riuscito a stimolare la loro attenzione dopotutto. Lodato sia il piano B.
****
Lunedì era il giorno più crudele, prima che arrivasse il martedì. Il direttore, braccia conserte e piede destro a percuotere il marmo del pavimento al ritmo del suo nervosismo in sala insegnanti, invita Carlo a seguirlo nel suo ufficio.
Dietro la scrivania del dirigente scolastico la foto del governatore padano osserva entrambi con sguardo corrucciato.
"Allora signor G., lei mi deve delle spiegazioni?"
"Davvero?"
"Ha idea di quante famiglie hanno chiamato lamentandosi per il comportamento da lei tenuto ieri in terza B?"
"Oddio. Se si riferisce a quella storia dell'acqua in classe non immaginavo, davvero. Ma i bambini hanno apprezzato e non credo sia il caso di preoccuparsi"
"Acqua in classe? Beh, di quello ci occuperemo dopo"
"Direttore, se non si tratta di quello non capisco di cosa stiamo parlando"
"Via signor G., non faccia finta di niente. Lei ha palesemente violato
la legge Bossi-Gelmini del novembre 2008 sulla riforma federalista della Pubblica Istruzione."
"In che senso, scusi? Il bisnonno del bisnonno del mio bisnonno era padano; e lo sapete bene anche voi, altrimenti non avrei avuto questo posto di lavoro."
Il direttore gli porge un foglio di carta dattiloscritto invitandolo a leggere ad alta voce.
"Allo scopo di salvaguardare l'identità padana è severamente proibito attribuire la paternità di idee, scoperte o invenzioni di cruciale rilievo a personalità non riconducibili allo Stato Padano."
"Lei ha detto che Archimede era di Siracusa, signor G."
"Io ho detto la verità, direttore"
"Certo, la verità. Li conosco i tipi come lei, sa signor G.? Pronti a metter tutto in discussione, a relativizzare, purchè non si tratti delle proprie convinzioni. Quel resoconto di Vitruvio che lei ha raccontato a quegli innocenti è stato messo in dubbio persino da Galilei, o sbaglio?"
"Galilei pensava che il metodo del recipiente colmo d'acqua fosse troppo poco originale per un genio come Archimede; non dubitava della sua grandezza. La storia non può..."
"La storia la scrivono i vincitori" sibila a denti stretti il direttore, indicando con la mano destra la foto del governatore Bossi alle sue spalle.
"Trovi come rimediare al suo errore entro domani. Le sue lezioni di oggi sono sospese. Ora può andare."
Uscendo dall'ufficio senza salutare Carlo si maledice per non aver pensato a preparare un piano B.
****
Ed eccolo lì, davanti ai suoi bambini e al direttore appoggiato alla parete in fondo all'aula per assicurarsi di persona che la legge venga rispettata.
"Bambini, ricordate la storia di Gerone e Archimede?"
Un unisono di sì si leva dai banchi.
"Bene. E vi era piaciuta?"
Altro coro affermativo.
"Benissimo. Oggi, però, in presenza del direttore, è giusto che io sottolinei che quella storia era una favola che ho inventato per voi, per suscitare il vostro interesse. Ed è ancor più giusto che vi dica come è andata veramente."
"In realtà è stato il governatore Bossi a scoprire che un corpo immerso in un liquido ne sposta una quantità pari al suo volume, e riceve una spinta verso l'alto pari al peso del volume di liquido spostato. Stava passeggiando sulle sponde del sacro Po in una giornata afosa ed ebbe voglia di fare un tuffo per rinfrescarsi. Buttatosi in acqua ed accortosi che non affondava esclamò: - Ciùmbia! Allora è vero che gli stronzi stanno a galla -"
Qualcuno soffoca una risata; qualcuno porta le mani alla bocca, spinto da quello stupore affascinato che le piccole volgarità generano.
Il direttore esce infuriato dalla classe e, appena nel corridoio, si volta verso Carlo, lo guarda con gli occhi ridotti ad una fessura e percorre con il pollice la propria gola, da sinistra a destra.
Anche lui, evidentemente, aveva preparato un piano B.
1. Noi ci dobbiamo accontentare dei RIS di Parma, o, al più, di Grissom alla TV
2. Dell'orefice Vitruvio non dà nessuna notizia (per quel che ne so), ma pare fondato il sospetto che per lui non ci sia stato happy ending.
nota: Quando l'ho pensata, una settimana fa dopo le dichiarazioni assurde di Bossi, sembrava meglio. Prometto che dalla prossima volta la smetto con le distopie. Prometto che la prossima volta che vorrò dare dello stronzo a qualcuno sarò molto più breve. La foto del bacino del Po si trova qui.