18 maggio 2008

Welcome to the Hotel C...

Lo guarda come si farebbe con un errore che non si vede l'ora di commettere. Con la stessa frenesia ne ha cercato - e trovato - le labbra poco prima. Dice:
- Qualunque cosa accada, non voglio perderti come amico.
Lui ha negli occhi l'esausta fissità di chi è conscio che gli sbagli, quelli veri, appartengono al loro passato: sommare l'unità ad una quantità infinita ha come risultato la quantità infinita stessa.
Sente la propria voce pronunciare:
- Ti prometto che non sarò mai tuo amico...Mai.
Per qualche secondo è il silenzio ad accompagnare il loro reciproco osservarsi. Un silenzio giallo,come le lenzuola, le pareti e la luce filtrata dai paralumi.
- Se ora scopiamo domani mi sentirò una merda - osserva lei. La voce bassa e incerta la fanno sembrare una supplica.
- A me sta bene - risponde lui con la gelida decisione di chi ha imparato, a proprie spese, a discernere tra suppliche e constatazioni.
Si baciano, pronti ad arrendersi, per una volta ancora, alla proverbiale cifra dell'essere umani.

*** *** *** ***


Quanto avete appena letto è il resoconto piuttosto personale della scena madre di "Hotel Chevalier", cortometraggio di Wes Anderson che costituisce una sorta di prologo del suo ultimo film The Darjeeling Limited (tradotto in Italiano come "Il treno per il Darjeeling", non fosse che Darjeeling è una città indiana e a nessuno provvisto non dico di licenza elementare ma di Diploma in telespettatore di Amici di Maria de Filippi verrebbe in mente di dire:oggi prendo il treno per il Trepalle).
Allo scorso Festival di Venezia corto e film sono stati proiettati uno dopo l'altro (il corto fece molto scalpore per la presenza in esso di un nudo integrale di Natalie Portman) ma poi si sparse la voce che Hotel Chevalier non sarebbe stato distribuito nelle sale. Per fortuna all'Ariston qui a Catania li hanno dati entrambi (ma spero sia così dappertutto). Se di fortuna si è trattato è stata ampiamente bilanciata dall'abbiocco, con annesso concerto in do minore per naso con adenoidi, del simpatico e sconosciuto cinefilo seduto alla mia sinistra. Sulle prime avrei voluto impalarlo con l'ombrello che teneva tra le gambe, per poi piazzarlo davanti allo schermo come monito a tutte le future generazione di dormiglioni da sala cinematografica (neanche colei che sedeva alla mia destra e che ha come quinto compito -il quarto compito non le riesce bene come gli altri - quello di arginare i miei rigurgiti di intolleranza al genere umano, sarebbe riuscita a impedirmelo). Poi mi sono reso conto che una scena come quella che stavo vivendo sarebbe proprio piaciuta a Wes Anderson, e allora ci ho riso su.
Andate a vederlo, quindi. Ma attenti a chi si siede vicino a voi.


nota: il cortometraggio potete comunque vederlo (in lingua originale) su questo sito. I sottotitoli io li ho trovati soltanto in Inglese, ma magari voi siete più fortunati.
Infine: l'immagine arriva dritta dal blog The Playlist.

16 maggio 2008

L'amore ai tempi delle pantofole

a casa
a casa sono rimaste le sue ciabattine di spugna
Gliele avevo comprate per non farla camminare scalza,
e dimenticava sempre di portarle.
Oggi ho preso una busta gialla
e ce ne ho messa dentro una delle due.
Francobolli prioritari e domani sarà da lei.
Apprezzerà, in fondo è giusto che abbia la metà
delle nostre cose.
Non eravamo sposati, non vivevamo insieme
ma il nostro amore non merita rancori e stupide rivalse.
Sono ferito dall'abbandono ma quello che è giusto è giusto
e una pantofola a testa sarà un bel ricordo per entrambi.
Un ricordo dell'amore sconfitto marca "De Fonseca".

Pochi potrebbero vantare un trofeo del genere,
quasi nessuno nel mondo dei non feticisti.
Per lo spazzolino da denti sono indeciso:
se lo spezzo in due le lascio il tronchetto con
le setole o quello con il manico?
Mi serve un divorzista, forse lui può consigliarmi.
Non vorrei mai che pensasse che mi tengo i suoi
effetti personali in ostaggio.
Se torna da me non sarà per questo.

E bisogna avere stile anche nei momenti peggiori.
Non come il mio vicino Sebastiano,
che quando lei lo ha lasciato si è tenuto
tutta la sua collezione di scatole di assorbenti.
Erano tremila scatole.
Gliele ha rotte tutte.
E anche a me con questi gesti incoscienti.

Ho deciso, le lascio il pezzo con le setole.
Domani... domani... glielo mando.


nota: purtroppo, in questo post l'unico mio contributo è il titolo (e anche quello è una citazione piuttosto ovvia, in verità). Il corpo è invece il testo di "De Fonseca" degli Offlaga Disco Pax, canzone contenuta nell'album "Socialismo Tascabile". Se vi state chiedendo come si possa cantare un testo del genere, la risposta è che non si può. Max Collini non canta. Declama. Con morbido e avvolgente accento emiliano. Io la trovo, come dire, esatta; persino, anzi, soprattutto nelle sue surreali iperboli.
Tornerò a scrivere qualcosa di mio ma intanto vi terrò compagnia con ciò che mi tiene compagnia.
Ah: la foto l'ho pescata sul sito della Nasa.

9 maggio 2008

9 Maggio 2008: Radio Aut ancora on air


se non riuscite ad ascoltare è un pò colpa mia un pò del fottuto windows>

nota: La canzone Negghia, musicata dai Marta sui Tubi e scaricabile gratuitamente dal loro sito, è basata su una delle poesie di Peppino Impastato. Per chi non la conoscesse, la sua storia per sommi capi si può leggere in questo articolo.
Per saperne di più visitate questo sito.
La foto è tratta da One More Blog.

7 maggio 2008

La prossimità dei numeri reali

De "La solitudine dei numeri primi" ho già parlato prima di leggerlo. Poi L'ho letto in tre giorni e questo è un punto a suo favore, essendo un chiaro segnale di trama avvincente. Lo stile è semplice e diretto ma non banale, scorrevole ma non superficiale. Forse troppe metafore, forse un'eccessiva tendenza al simbolismo esplicito ma, diamine, è il suo primo romanzo. Forse alcuni tratti dell'autolesionismo dei protagonisti non sono compatibili con la loro persistenza in vita, ma di questo non posso essere per niente sicuro. E il finale mi è piaciuto parecchio e, per quel che mi riguarda e a differenza di quanto ho letto altrove in Rete, lo considero anche lieto. Per tirare le somme, ne consiglio la lettura. Se poi emi scrivesse lei una recensione degna di tale nome, sarei anche più felice (già, ci vuole poco a farmi felice).


nota: la foto del pi greco è tratta da fantascienza.com.

Alla Fini della Fiera

C'e questa questione della Fiera del libro di Torino. C'è chi, come Gianni Vattimo, pensa che scegliere Israele come ospite d'onore mentre la gente in Palestina continua a morire sia sbagliato. Una risposta a Vattimo la da Yehoshua facendo notare come proprio gli scrittori (alla Fiera sono stati invitati anche Amos Oz e David Grossman) siano stati tra i più impegnati sostenitori di un processo di pace tra i due popoli (e anche molto critici con le politiche occupazioniste israeliane, aggiungo io).
C'è poi un gruppo di teste di cazzo appartenenti ad alcuni centri sociali torinesi che il primo Maggio decide di bruciare un paio di bandiere (israeliane e statunitensi). Fin qui tutto chiaro, no? Fiera del libro, gente pro, gente contro, gruppo di teste di cazzo: nessuno si fa male, a parte, forse, il nostro irriducibile e magari troppo riformista desiderio di confronto pacato.

Ma c'e anche, negli stessi giorni, un ragazzo che, a Verona, viene pestato a morte da cinque giovani di nazionalità italiana non meglio identificati; tutto per una sigaretta rifiutata, pare.
Gli inquirenti scoprono poi che i cinque sono riconducibili ad associazioni di estrema destra. Destra radicale. Destra massimalista. Destra antagonista. Insomma, un gruppo di grosse teste di cazzo. Dopo qualche giorno di coma in ospedale, il ragazzo (Nicola Tommasoli, il suo nome) muore.
Fin qui tutto chiaro, no? Verona, ragazzi che passeggiano, gruppo d teste di cazzo: un essere umano muore.

Bandiere bruciate vs omicidio.

Secondo voi chi la vince la partita del fatto più grave?

Quel che segue è l'opinione che il neopresidente della Camera dei Deputati ha dato, due giorni fa, a Porta a Porta:



Lo sentite quel fastidioso stridìo di unghie che si spaccano cercando un impossibile appiglio su superficie lisce e riflettenti? Tranquilli: è solo Gianfranco Fini che, suo malgrado, scivola inesorabilmente nell'indecoroso pozzo della copertura politica.

Perché la sopraffazione del diverso da sé, l'affermazione della propria superiorità tramite la violenza non hanno una matrice ideologica, mentre l'antisionismo sì.

Ho un altro paio di gravi avvenimenti da porre all'attenzione del Presidente Fini, sicuro che se ne fosse stato a conoscenza li avrebbe usati nel suo paragone al posto dei fatti di Torino: Madonna a Parigi ha baciato una sconosciuta minacciando ancora la sopravvivenza della famiglia naturale formata da un uomo e una donna e tutelata dalla nostra costituzione; io, stanotte, ho avuto un attacco di dissenteria e non avendo un tricolore per le mani, ho dovuto ricorrere alla semplice carta per la mia igiene rettale, contravvenendo così all'indicazione spesso data da uno dei più autorevoli esponenti della nuova maggioranza (Umberto Bossi, n.d.r).


nota: la foto di Woody Allen trasformatosi in rabbino proviene dall'inquietante sito Curbed.

5 maggio 2008

Volley, sempre volley, fortissimamente volley!

Il torneo di pallavolo è giunto al suo termine Mecoledì scorso. Abbiamo vinto tre set a due e io ne ho giocati due - inutile dirvi quali, no? Curiosamente abbiamo giocato l'ultima partita nella stessa palestra e contro la stessa squadra della prima, intrappolati in una ciclicità vischiosa e invincibile. Curiosamente, ci siamo posizionati al quarto posto su sette disponibili: proprio lì, al centro di un ipotetico segmento diviso in sei parti uguali. E' un periodo un pò così: come la freccia di Zenone, ogni mio movimento risulta composto da successivi istanti di fissità, ed è, quindi, logicamente contraddittorio e ontologicamente falso.


nota: la foto è tratta da shepherdpics.

1 maggio 2008

Lavoratoriii!

Buon Primo Maggio a tutti. Ma proprio a tutti tutti che questa festa ci riguarda tutti tutti tutti che lo ha detto anche Gianfranco nostro nel suo discorso d'insediamento alla Presidenza della camera. Beh, forse non proprio a tutti: ai loschi e pericolosi relativisti morali no che Gianfrancuccio dice che questi sono il vero cancro della modernità che però questa cosa l'ha copiata da Ratzingeretto caro ma però noi a Gianfranco non glielo diciamo che lo abbiamo sgamato a copiare, perchè poi finisce che ci resta male che era il suo primo discorso ufficiale e ci voleva tanto impressionarci e fare bella figura.
Allora auguri solo a voi che io e il relativismo siamo culo e camicia (io la camicia).


nota: la foto di Alberto Sordi nel film "I Vitelloni" è tratta da zeusnews.