8 novembre 2009

Per fare l'albero

Accetto la sfida.
Dopo che la Corte di Strasburgo ha stabilito che i crocifissi andrebbero tolti dalle pareti delle aule dei nostri edifici scolastici (a seguito del ricorso di una cittadina italiana di origini finlandesi. Chissà quali messaggi satanici vengono fuori ascoltando al contrario la suoneria Nokia tune) se ne sono sentite di tutti i colori. Inutile riassumere, ne avrete già abbastanza; ma leggete qui (è un estratto dalla parte della sentenza che riassume le posizioni della difesa, cioè del governo italiano. La sentenza al completo la potete leggere qui):

Non si tratta neppure, secondo il governo, della libertà di praticare una religione o di non praticarne nessuna: il crocifisso infatti è sì esposto nelle aule ma non viene in alcun modo chiesto agli insegnanti o agli allievi di fare il segno della croce, né di omaggiarlo in alcun modo, né tantomeno di recitare preghiere in classe.

In realtà, nota il governo, non è neppure richiesto loro di prestare alcuna attenzione al crocifisso.


Un'ammaccatura sul cofano dell'auto - che la noti solo in controluce. Un neo sotto l'ascella. L'impercettibile macchiolina sulla fronte, dolce souvenir che la diabolica accoppiata varicella & dita smaniose ti ha regalato nei primissimi anni '80 - Non grattarti le crosticine, diceva mamma; sìsì, stocazzo pensavi tu.
A questo, in pratica, hanno ridotto il crocifisso per difenderlo. Ce ne sarebbe abbastanza per chiedere la scomunica, se solo fossi cattolico (e qui giace, forse, la vera domanda: perché la Chiesa accetta senza colpo ferire un così evidente svilimento del suo simbolo più importante? Bah, ci penso e magari se ne parla un'altra volta). Ma, grazie a Dio sono ateo.

C'è poi la questione delle radici. Ed è qui che ritorno alla sfida di cui parlavo in apertura. Quelli che il crocifisso non è un simbolo religioso ma universale e il Cristianesimo è alla base della nostra cultura e attenzione che così rinneghiamo le nostre radici.
Le.
Nostre.
Radici.
Quando penso alle radici penso a qualcosa che sta in basso; poi penso 1,414; poi merda, solo tre cifre dopo la virgola; poi alla carie poi che cazzo sto pensando poi carie-->carota-->pianta-->ah, sì, certo, radice. Di nuovo qualcosa che sta in basso.
Nel caso di una civiltà - di una cultura - mi sembra naturale, parlando di radici, identificare quel basso con passato.
Dunque che dire di quei signori che Raffaello ha rappresentato nel quadro la cui immagine ho inserito a corredo del post (La Scuola di Atene, fornitami dal mio solito pusher, Wikipedia)?
Perché là in mezzo è tutta gente che ha dato parecchio, eh.

C'è Socrate (n.12 nel quadro, 469 a.C.–399 a.C.) che ha conosciuto se stesso e allora rompe le palle agli altri.

Ci sono Aristotele (n.15 nel quadro, 384 a.C. – 322 a.C.) e Platone (n.14 nel quadro, 428/427 a.C. – 348/347 a.C).
A: Senti Platone, io scendo in cantina a bere vino. Sai, devo scrivere la Fisica. Che fai? Vieni anche tu?
P: No, no. Al piano di sopra c'è una che mi aspetta. Mi ha detto: sali che uniamo i nostri corpi nell'estasi suprema che è propria dell'idillio dell'amore.
A: Che cazzata.
P: Sì, comunque penso che ci scriverò lo stesso un Dialogo.
A: Fai, fai. Tanto dei tuoi libri non rimarrà neanche la cenere.
P: Suca.
A: Tu.
P: No, tu.
A: Ciao Plato(coglio)ne.
P: Ciao Aristo(cazzo)tele.

C'è Pitagora (n.6 nel quadro, 570 a.C. - 495 a.C.) intento a trascrivere la millequattrocentoquattordicesima cifra della radice di 2.

C'è Eraclito (n.13 nel quadro, 535 a.C.– 475 a.C.), immobile e annoiato, che pensa tutto scorre ma qua dentro il tempo non passa mai.
Etc. etc.
Possiamo dubitare quanto vogliamo del loro gusto nell'abbinamento dei colori degli indumenti, ma non del loro contributo al nostro pensiero. E nemmeno della loro data di nascita, che è approssimativa, certo, ma non al punto da violare quelle due letterine la a e la C. Sono tutti nati (e morti) prima di Cristo.
E' nel pensiero greco che io vedo le nostre radici.

Non sono però cieco al punto da negare l'enorme influenza che il pensiero cristiano ha avuto nella crescita e nello sviluppo della nostra civiltà.
Crescita.
Sviluppo.
E siccome non sono di quelli che si tirano indietro, voglio continuare anch'io a utilizzare metafore tratte dall'antico e rispettabile mondo dell'agricoltura.
Ci sono le radici. E ci sono le sostanze utilizzate per far crescere e sviluppare una pianta sana e forte. Facile che ai tempi del Cristo per assolvere a questo compito si usasse il letame.

Il crocifisso nelle scuole non si tocca; rinnegarlo significherebbe rinnegare il letame della nostra civiltà
.

Ho sostituito la parola radici con letame in una delle tipiche frasi che si possono leggere e sentire dappertutto in questi giorni.
D'un tratto la metafora non suona più tanto bene, vero?

Ci sarebbe poi anche da dire cosa ne penso io. La sentenza della Corte è giusta ed equilibrata. Tra le altre cose dice:

Lo Stato è tenuto alla neutralità confessionale nel quadro dell’istruzione pubblica obbligatoria dove la presenza ai corsi è richiesta senza considerazione di religione e che deve cercare di insegnare agli allievi un pensiero critico
.

Precisione ed equilibrio. In astratto. Nel concreto, so che il crocifisso in aula non ha impedito a me, e a molti altri, di sviluppare le mie capacità critiche. So che se da domani sparissero tutti i crocifissi da tutte le pareti di tutti le aule e uffici pubblici della nazione l'Italia non sarebbe un Paese più laico di quanto non sia mentre scrivo - con una classe politica pronta a mettere in saldo, pezzo dopo pezzo, il concetto di laicità dello Stato in cambio del silenzioso avallo e dell'appoggio elettorale delle gerarchie ecclesiastiche. So che forse la soluzione più sensata sarebbe discuterne caso per caso e, laddove dovessero sorgere dei problemi, provvedere a toglierlo. Ma so anche che con il buon senso non sempre si agisce per il meglio e che da qualche parte bisognava pur cominciare. Si è scelto di partire da un territorio di periferia, marginale, come il crocifisso nella aule. Adesso bisogna giocarsi bene le carte e cercare di spiegare con pazienza, tanta pazienza, che lo si è fatto anche per i cristiani. Anche per i cattolici. Per salvaguardare anche loro.

2 commenti:

  1. Che dire? Post magistrale, come sempre Luca!

    P.s. se lasciano il crocefisso, io ESIGO che accanto vi si appenda uno spaghetto... a buon intenditor...

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  2. peccato averlo letto solo ora, ultimamente non ho avuto modo di dedicarmi molto ai blog, come immagini! forse il post + bello che abbia letto sull'argomento ma si sa che tu non deludi mai! ciao!

    ps: se ascoltata al contrario, la suoneria del nokia tune esorta gli studenti a sbattere i crocifissi appena rimossi dalle pareti sulla testa dei loro prof, di religione e non

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