20 marzo 2008

Chiuso per ferie


Signore e signori, prima del mio ritorno al natio borgo selvaggio alle pendici di un colle non propriamente ermo, ove il mar le sue azzurre dita allungar non puote e la banda larga due euro all'ora ancor pretende; insomma, è il momento degli auguri, e per farli ricorrerò ad una citazione.

Douglas Noel Adams è stato un laureato in letteratura Inglese a Cambridge, uno sceneggiatore radiofonico di successo, un curioso osservatore dei progressi scientifici e tecnologici, un filosofo ma soprattutto un grandissimo scrittore umoristico. La "Guida galattica per autostoppisti" (e tutti gli altri della serie, tra cui "La vita, l'Universo e tutto quanto il resto", frase che ho usato come sottotitolo di questo blog) è uno di quei libri talmente pregni di invenzioni e di intuizioni che non ci si stanca mai di leggerlo.
Douglas Noel Adams è morto a soli 51 anni nel maggio 2001 (e già che si parla di morte, un ricordo va anche ad Arthur C. Clarke, papà delle orbite geostazionarie e di "2001: Odissea nello spazio" che, giusto ieri, ha concluso la sua Odissea sulla Terra) e il suo modo obliquo ma ficcante di osservare la realtà manca moltissimo a chiunque lo abbia letto.

Quando un giornalista americano gli domandò se fosse vero che si autodefinisse ateo radicale, DNA rispose:

Sì. Uso il termine radicale con una certa libertà, solo per enfatizzare il sostantivo. Se mi definisco solo ateo , c'è sempre qualcuno che dice: "Non intenderà, piuttosto, agnostico?" e sono costretto a rispondere che no, intendo proprio ateo. Non credo assolutamente che esista un dio, o meglio, sono convinto che non esista un dio (una sottile differenza). Non c'è uno straccio di prova che suffraghi l'esistenza di un dio. Quando mi dichiaro ateo radicale, faccio capire almio interlocutore che intendo proprio ateo, che ho riflettuto a lungo sull'argomento e che nutro al riguardo una ferma convinzione. E' strano, ma molti si stupiscono di sentir esprimere questo concetto con tanto vigore. Evidentemente in Inghilterra siamo passati da un vago, insulso anglicanesimo a un vago, insulso, agnosticismo, due visioni che mi pare denotino lo scarso desiderio di riflettere sulle cose.

Tanti dicono: "Ma non è meglio essere agnostici, così, se c'è per caso un dio...". Per me questa domanda rivela una stoltezza e una stupidità così abissali che preferisco estraniarmi dalla conversazione. (Se risultasse che mi sono sbagliato e che c'è davvero un dio e se per giunta questo dio si facesse impressionare da un simile ragionamento capzioso, degno di chi incrocia le dita dietro la schiena o di chi indulge a cavilli legali clintoniani, sceglierei comunque di non adorarlo).

Altri obiettano che non posso sapere che non c'è un dio. Credere che non ci sia un dio, dicono, non è altrettanto irrazionale e arrogante che credere che ci sia? No, rispondo, e per varie ragioni. Prima di tutto non è vero che credo che non ci sia un dio, Non vedo che cosa c'entri la credenza. Credo o non credo alla mia bambina di quattro anni quando mi dice che non è stata lei a buttare i giocattoli alla rinfusa sul pavimento. Credo nella giustizia e nella correttezza, anche se non so bene come possiamo ottenerle [...]. Questi mi sembrano usi legittimi del verbo credere. Come carapace volto a difendere concetti irrazionali dall'assalto di domande legittime, penso invece che il medesimo verbo abbia provocato un sacco di danni. Perciò anziché dire: "credo che non ci sia un dio" dirò: "sono convinto che non ci sia un dio", una distinzione che mi porta alla seconda ragione per cui contesto chi sostiene che credere è arrogante quanto non credere.

Non accetto l'attuale moda , secondo la quale un'idea varrebbe automaticamente quanto qualsiasi altra idea uguale o opposta. La mia idea è che la luna sia composta di roccia. Se qualcuno mi dice: "Ma mica ci sei stato, no? Non l'hai vista con i tuoi occhi, per cui la mia idea che sia composta di formaggio di castoro è altrettanto valida", non mi disturbo nemmeno a discutere. Esiste l'onere della prova e, nel caso di dio come nel caso della composizione della luna, tale onere si è da tempo trasferito da un settore ad un altro assai diverso. Un tempo Dio rappresentava la spiegazione migliore della realtà, mentre oggi ne abbiamo di molto più convincenti. Dio non è più una spiegazione di niente, ma anzi è diventato un concetto per spiegare il quale occorre una quantità infinita di spiegazioni. Non credo quindi che chi è convinto che non esista un dio sia irrazionale e arrogante quanto chi è convinto che esista. Non c'è equipollenza tra le due convinzioni.

(brano tratto da "Il Salmone del dubbio", 2002, Mondadori.)

Buone vacanze.

1 commento:

  1. Buona pasqua anche se come direbbe un lettore del mio blog, ormai sarebbe più appropriato scambiarsi gli auguri di buon ferragosto. Interessante post (banda larga e borgo natìo a parte)... Sai che nel film "Guida galattica per autostoppisti" recita anche l'attore più bravo, affascinante e attraente di tutto lo star system inglese? W Alan Rickman, evviva!!! (cuore)
    A presto con un nuovo post!

    alidicarta.blog.tiscali.it

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