- Qualunque cosa accada, non voglio perderti come amico.
Lui ha negli occhi l'esausta fissità di chi è conscio che gli sbagli, quelli veri, appartengono al loro passato: sommare l'unità ad una quantità infinita ha come risultato la quantità infinita stessa.
Sente la propria voce pronunciare:
- Ti prometto che non sarò mai tuo amico...Mai.
Per qualche secondo è il silenzio ad accompagnare il loro reciproco osservarsi. Un silenzio giallo,come le lenzuola, le pareti e la luce filtrata dai paralumi.
- Se ora scopiamo domani mi sentirò una merda - osserva lei. La voce bassa e incerta la fanno sembrare una supplica.
- A me sta bene - risponde lui con la gelida decisione di chi ha imparato, a proprie spese, a discernere tra suppliche e constatazioni.
Si baciano, pronti ad arrendersi, per una volta ancora, alla proverbiale cifra dell'essere umani.
*** *** *** ***
Quanto avete appena letto è il resoconto piuttosto personale della scena madre di "Hotel Chevalier", cortometraggio di Wes Anderson che costituisce una sorta di prologo del suo ultimo film The Darjeeling Limited (tradotto in Italiano come "Il treno per il Darjeeling", non fosse che Darjeeling è una città indiana e a nessuno provvisto non dico di licenza elementare ma di Diploma in telespettatore di Amici di Maria de Filippi verrebbe in mente di dire:oggi prendo il treno per il Trepalle).
Allo scorso Festival di Venezia corto e film sono stati proiettati uno dopo l'altro (il corto fece molto scalpore per la presenza in esso di un nudo integrale di Natalie Portman) ma poi si sparse la voce che Hotel Chevalier non sarebbe stato distribuito nelle sale. Per fortuna all'Ariston qui a Catania li hanno dati entrambi (ma spero sia così dappertutto). Se di fortuna si è trattato è stata ampiamente bilanciata dall'abbiocco, con annesso concerto in do minore per naso con adenoidi, del simpatico e sconosciuto cinefilo seduto alla mia sinistra. Sulle prime avrei voluto impalarlo con l'ombrello che teneva tra le gambe, per poi piazzarlo davanti allo schermo come monito a tutte le future generazione di dormiglioni da sala cinematografica (neanche colei che sedeva alla mia destra e che ha come quinto compito -il quarto compito non le riesce bene come gli altri - quello di arginare i miei rigurgiti di intolleranza al genere umano, sarebbe riuscita a impedirmelo). Poi mi sono reso conto che una scena come quella che stavo vivendo sarebbe proprio piaciuta a Wes Anderson, e allora ci ho riso su.
Andate a vederlo, quindi. Ma attenti a chi si siede vicino a voi.
nota: il cortometraggio potete comunque vederlo (in lingua originale) su questo sito. I sottotitoli io li ho trovati soltanto in Inglese, ma magari voi siete più fortunati.
Infine: l'immagine arriva dritta dal blog The Playlist.